GLOSSARIO E-MINDFUL #2: Continuiamo a imparare su atteggiamenti, migrazione e molto altro
Man mano che il progetto si sviluppa, in ogni numero della Newsletter pubblicheremo alcuni termini in modo che questo glossario possa aiutare a orientarvi con le attività e i risultati del progetto. Il glossario non seguirà un ordine alfabetico ma piuttosto un ordine concettuale, raggruppando i termini intorno agli argomenti chiave in discussione. In questo numero, esploreremo la migrazione e i migranti.
Migrante
"Qualsiasi persona che cambia il suo paese di residenza abituale". Il paese di residenza abituale è definito come "il paese in cui una persona ha un luogo dove vivere e normalmente trascorre il periodo giornaliero di riposo. I viaggi temporanei all'estero per motivi di svago, vacanze, visite ad amici e parenti, affari, cure mediche o pellegrinaggi religiosi non comportano il cambiamento del paese di residenza abituale di una persona". La definizione, elaborata dal Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (UNDESA) per scopi statistici, fornisce un concetto globale che include tutte le persone in movimento, indipendentemente dai motivi alla base di tale movimento e dal modo in cui vengono attraversati i confini internazionali. Una distinzione importante è quella tra migranti interni e internazionali, questi ultimi definiti come "persone che cambiano il loro paese di residenza abituale attraverso un confine internazionale verso un paese di cui non sono cittadini". L'UNDESA ha ulteriormente dettagliato la definizione, tracciando le seguenti distinzioni: un migrante di lungo periodo è una "persona che si trasferisce in un paese diverso da quello di residenza abituale per un periodo di almeno un anno (12 mesi) in modo che il paese di destinazione diventi effettivamente il nuovo paese di residenza abituale"; al contrario, un migrante di breve periodo è una "persona che si trasferisce in un paese diverso da quello di residenza abituale per un periodo di almeno 3 mesi ma inferiore a un anno (12 mesi)".
Migrazione
Mentre il termine migrante è definito nelle previsioni internazionali, il termine migrazione non lo è, benche’ nel lessico quotidiano sia solitamente intesa come "lo spostamento di persone dal loro luogo di residenza abituale, attraverso una frontiera internazionale o all'interno di uno Stato". Nel formulare la normativa internazionale in materia di migrazione, la comunità internazionale ha decostruito il processo di spostamento nelle rispettive fasi di “lasciare il proprio paese”, “entrare nel territorio nazionale di un paese diverso dal proprio” e “ritornare nel proprio paese”. Mentre le previsioni internazionali garantiscono il diritto degli individui di lasciare il proprio paese e il diritto di farvi ritorno, il diritto corollario di entrare nel territorio di un altro Stato è regolato principalmente dalle leggi nazionali del paese di destinazione. Questo non è sorprendente poiché, in linea con il concetto di sovranità territoriale di epoca moderna, è prerogativa di uno Stato determinare l'ammissione nel e l'esclusione dal territorio sul quale lo Stato esercita i suoi poteri sovrani dei cittadini stranieri. Le leggi nazionali che regolano l'ingresso, il soggiorno e l'uscita dei cittadini stranieri sono solitamente denominate leggi sull'immigrazione, leggi che regolano lo status degli stranieri, leggi sull'ingresso, il soggiorno e l'insediamento degli stranieri, e simili.
La governance della migrazione
Il termine si riferisce solitamente a "le norme e le strutture organizzative che regolano e modellano il modo in cui gli Stati rispondono alla migrazione internazionale". È un concetto onnicomprensivo che cerca di cogliere la complessa relazione tra gli Stati e gli individui nel processo di formulare approcci e normative per regolare la migrazione e rispondere alle sfide migratorie. Data la strutturale asimmetria di potere tra gli individui e gli Stati, la normativa internazionale cerca di riequilibrare tale asimmetria, principalmente imponendo limitazioni ai poteri sovrani degli Stati, prevedendo doveri specifici per garantire un trattamento umano e dignitoso dei migranti, nonché la protezione dei loro diritti fondamentali. A tal fine, lo scopo principale della governance della migrazione è quello di assicurare che gli Stati lavorino collettivamente in modi che li rendano più capaci di adempiere ai loro obiettivi e doveri di quanto non farebbero singolarmente.
Gestione delle migrazioni
Di solito il termine è usato per riferirsi a "numerose funzioni governative all'interno di un sistema nazionale per la gestione ordinata e umana della migrazione transfrontaliera, in particolare la gestione dell'ingresso e della presenza di stranieri all'interno dei confini dello Stato". Il termine si riferisce anche a "un approccio pianificato allo sviluppo di risposte politiche, legislative e amministrative a questioni chiave relative alla migrazione". Mentre la gestione della migrazione si riferisce più alla risposta del singolo Stato, la governance della migrazione è un termine più ampio che si riferisce all'interazione dinamica di diverse istituzioni all'interno di uno Stato e alla relazione a più livelli tra gli Stati.
Tipi di migrazione: migrazione volontaria contro forzata
Spostarsi da un paese all'altro è di solito un modo per accedere a opportunità di auto-miglioramento e crescita - come studio, lavoro, ricerca - o per fondare attività e imprese, per riunirsi con familiari e parenti che già vivono e lavorano all'estero, o semplicemente per soddisfare la propria curiosità di esplorare un nuovo ambiente. In alcuni casi, gli individui si spostano a causa delle crescenti differenze di reddito tra i paesi, unite all'insoddisfazione nella capacità dei rispettivi governi di affrontare le moderne sfide socioeconomiche, di combattere la corruzione, di ridurre la disoccupazione, di garantire un accesso equo ai servizi di base, come l'istruzione di qualità, la sanita’, i trasporti. In altri casi, le persone si spostano a causa di necessità impellenti dovute a shock economici improvvisi, difficoltà croniche dovute al sottosviluppo, carestie, disastri naturali o causati dall'uomo, persecuzioni, conflitti e disordini sociali, degrado ambientale, cambiamenti climatici. L'esperienza quotidiana - confermata dalla vasta letteratura sull'argomento - suggerisce che la decisione di migrare è il risultato di una complessa combinazione di fattori e determinanti individuali e contestuali, nonché di cause geopolitiche strutturali - intese complessivamente come "le condizioni socioeconomiche e culturali sottostanti o l'accumulo di motivi di malessere che spingono o costringono progressivamente allo spostamento".
Sulla base di queste determinanti, gli impegni internazionali sono elaborati intorno alla distinzione tra migrazione volontaria e forzata, la prima intesa come "un movimento internazionale basato sull'iniziativa e la libera volontà della persona", mentre la seconda è definita come "un movimento migratorio in cui esiste un elemento di coercizione, comprese le minacce alla vita e ai mezzi di sostentamento, che derivino da cause naturali o causate dall'uomo". In un mondo in cui lo spostamento forzato e la migrazione volontaria sono spesso correlati, questa distinzione può risultare sempre meno utile, richiedendo un approccio più onnicomprensivo e lungimirante.