Verso una comunità di sicurezza per il 21° secolo
La sicurezza è una nozione complessa e può essere affrontata in diversi modi. A un livello basilare, essa può significare sentirsi sicuri nella propria casa, può significare in primo luogo avere una casa. La sicurezza riguarda anche la fiducia nel governo e nei contatti quotidiani con i funzionari pubblici. La sicurezza inizia con la sostenibilità delle risorse e la presenza di opportunità – di istruzione o di lavoro, indipendentemente dal genere, dalla religione o dall’etnia. Essa è radicata nell’inviolabilità dei diritti e nella certezza di potersi avvalere di un adeguato mezzo di ricorso qualora tali diritti siano violati.
La sicurezza consiste nell’essere relativamente certi che il domani non sarà troppo diverso dall’oggi. Allo stesso modo la sicurezza tra gli Stati si fonda sul bisogno di stabilità e di affidabilità: essa richiede fiducia.
Attraverso la cooperazione, l’OSCE crea fiducia nella sua regione composta da 56 Stati partecipanti, tra cui il Canada, gli Stati Uniti, i Paesi dell’Unione europea, l’Europa sudorientale, il Caucaso, la Federazione Russa e la CSI. I nostri sforzi hanno avuto inizio sotto forma di conferenza per creare un ponte tra l’Est e l’Ovest, all’apice della guerra fredda, e oggi proseguono attraverso il dialogo e attraverso progetti sul terreno in aree quali il controllo degli armamenti, la gestione dei conflitti, la riforma delle forze di polizia, le elezioni, la libertà dei mezzi di informazione, l’ambiente, la lotta contro la tratta di esseri umani e il terrorismo e la promozione dei diritti delle minoranze e della tolleranza.
L’OSCE non è l’unica organizzazione internazionale che si occupa di questi temi, noi uniamo le risorse e integriamo gli sforzi profusi da altre istituzioni. L’unicità della nostra Organizzazione risiede però nel fatto che essa si occupa di queste e altre aree attraverso una serie di impegni condivisi da tutti gli Stati partecipanti, quali aspetti della nostra sicurezza comune.
I 56 Stati partecipanti si incontreranno al più alto livello ad Astana l’1 e il 2 dicembre. Dal Vertice OSCE di Istanbul del 1999 questa è la prima riunione di questo tipo tra Capi di Stato, Paesi partner e organizzazioni internazionali e regionali.
Qual è la posta in gioco? I Capi di Stato si riuniscono regolarmente, in configurazioni diverse. Poco prima del Vertice OSCE di Astana si terrà un Vertice del Consiglio NATO-Russia a Lisbona e poco dopo i leader dell’UE e della Russia si riuniranno a Bruxelles. Perché è importante che l’OSCE terrà il suo primo Vertice dopo oltre un decennio?
L’OSCE adotta le sue decisioni sulla base del consenso e far sì che 56 Stati concordino sulla tenuta di un Vertice non è un compito facile. Il fatto che essi si riuniscano al più alto livello è già un successo. La volontà di così tanti leader mondiali di venire ad Astana è un franco riconoscimento del fatto che esistono problemi urgenti che i nostri Paesi devono affrontare – dalle minacce transnazionali quali il terrorismo e i traffici illeciti, ai conflitti protratti nella nostra regione e alla situazione in Afghanistan – nonché il riconoscimento che l’OSCE è il foro adeguato per intrattenere colloqui su tali temi.
Il Vertice è però anche la manifestazione di una speranza e della convinzione condivisa secondo cui vale la pena unirsi per trovare soluzioni e per lavorare insieme al fine di andare oltre il mantenimento di uno status quo. A dire il vero, lo status quo è un risultato notevole, considerando che molti dei nostri Stati godono di un livello di sicurezza che era pressoché impensabile soltanto venti anni fa. Tuttavia la crisi in Kirghizistan dimostra chiaramente che il nostro lavoro non è compiuto e che abbiamo una responsabilità collettiva a far meglio.
Il Vertice OSCE rappresenta soprattutto un’opportunità per progredire verso una comunità di sicurezza inclusiva che comprenda tutti i nostri popoli e i nostri Stati e che non consenta a nessun dissenso di degenerare e di trasformarsi in nuova minaccia. I vertici della NATO e dell’UE con la Russia sono parti essenziali del continuo dialogo sulla sicurezza della nostra regione ed è mio auspicio che il Vertice OSCE di Astana sappia fondarsi sui positivi esiti di Lisbona e contribuire a creare un’atmosfera costruttiva a Bruxelles.
Ciò che l’OSCE può offrire, a differenza di altri attori, è un foro di pari, non un incontro tra fazioni o blocchi, bensì tra Paesi con diverse prospettive e obiettivi che, ciononostante, desiderano sostituire il sospetto reciproco con la fiducia e assumersi l’arduo compito di costruire una comunità di sicurezza più capace per il 21° secolo.